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domenica 8 giugno 2014

Revlimid e Velcade: il trattamento continuo allunga la vita

Il professor Antonio Palumbo dell'Università di Torino
CHICAGO - Una questione importante nel trattamento del mieloma è se i pazienti con nuova diagnosi stanno meglio se sono oggetto di un trattamento continuo o di trattamento a durata determinata che si ferma dopo un certo numero di cicli. I primi risultati degli studi precedenti hanno mostrato un beneficio dal trattamento continuo, ma vi è la necessità di ulteriori elementi di prova prima che questo approccio diventi pratica standard.
Il prof. Antonio Palumbo dell'Università degli Studi di Torino, Italia ha presentato all’annuale riunone dell’ASCO a Chigao (la più importante al mondo che discuta le malattie del sangue ed in particolare il mieloma) i risultati di due studi clinici che hanno confrontato il trattamento continuo con trattamento di durata fissa: uno studio si è basato sul trattamento con Revlimid e l'altro con Velcade (bortezomib). In entrambi gli studi i pazienti che hanno ricevuto un trattamento continuo hanno avuto una sopravvivenza più lunga. Il tempo tra la prima e la seconda recidiva è stato più lungo per i pazienti che avevano ricevuto un trattamento continuo. Questo è importante perché ha mostrato che il beneficio da un allungamento della prima remissione non è stata poi compensata da una seconda remissione più breve.

Il dottor Michael Delforge della University Hospital di Leuven in Belgio, ha presentato informazioni sulla qualità della vita (QoL) dei pazienti di nuova diagnosi trattati nel primo processo. Erano i pazienti che non erano candidati alla terapia ad alte dosi seguita da un trapianto di cellule staminali (HDT-SCT). La prima prova ha confrontato il trattamento continuo con REVLIMID più desametasone a basso dosaggio (Rd), 18 cicli di REVLIMID più desametasone a basso dosaggio (Rd 18) e 12 cicli di melfalan, prednisone e talidomide (MPT). La qualità della vita è stato segnalato come migliore per i pazienti trattati con Rd rispetto ai pazienti trattati con MPT, e questo era principalmente legata al fatto che pazienti trattati con MPT avevano avuto più severi effetti collaterali correlati al trattamento. 

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