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sabato 18 luglio 2015

SCONFIGGERE il #mieloma con donatori non compatibili: si fa a PARMA

PARMA, 18 luglio - Sconfiggere le leucemie grazie a donatori (di midollo o di cellule staminali) non compatibili. A Parma dal 2012 nel reparto di Ematologia e centro trapianti midollo osseo sono stati eseguiti 30 trapianti di questo tipo, riferisce la Gazzetta di Parma. A giugno di quest'anno uno di questi interventi ha utilizzato una tecnica, sperimentata per la prima volta sull'uomo, i cui risultati saranno presentati in un convegno che fra il 4 e il 6 settembre porterà a Parma 50 relatori specializzati nel trapianto «aploidentico», ossia il trasferimento di cellule staminali in cui il donatore è un familiare solo parzialmente compatibile.
Franco Aversa, che dirige il reparto dal 2011, è stato fra i pionieri in Italia del trapianto incompatibile, che offre prospettive di guarigione a molti pazienti che non avevano altre alternative di cura, e che ha ampliato la fascia di età dei trapiantati.
«Di recente abbiamo operato un settantenne. Negli anni Novanta l'età massima di questi trapianti era di 40 anni», spiega Aversa. Che continua: «Su 100 pazienti, poco più di 20 hanno la possibilità di trovare un donatore geneticamente compatibile fra i familiari. E anche il registro dei Donatori volontari di midollo consente il trapianto solo ad un 20-30% di pazienti in lista di attesa. Il trapianto incompatibile amplia enormemente le opportunità e garantisce un tempismo cruciale».
Dei 43 trapianti eseguiti a Parma nel 2014, 30 sono stati autologhi (usando il midollo prelevato dal paziente stesso, opportunamente manipolato) e 13 allogenici (con midollo da donatore, o con staminali prelevate da cordone di sangue ombelicale). Di questi 13, la maggioranza da donatori non compatibili. «Il trapianto è una continua palestra di ricerca di nuove procedure per migliorare i risultati», spiega Aversa.
Il caso del 54enne operato a giugno - affetto da mieloma multiplo ad alto rischio, che aveva già eseguito un trapianto autologo e la chemio - è particolarmente innovativo perchè, spiega Aversa, «abbiamo usato le cellule staminali di una donatrice non compatibile, in questo caso una sorella, e le abbiamo manipolate in laboratorio con una tecnica complessa e lunga, circa dieci ore, per portarle a una qualità e quantità cruciali per il risultato. Questo ha garantito una tollerabilità al 100%, che ha reso inutile la terapia immunosoppressiva a lungo termine».
L'infusione di cellule è avvenuta il 3 giugno e il paziente è stato dimesso il 30 giugno. È presto per parlare di guarigione, ma l'uomo sta bene: le cellule hanno attecchito, gli effetti collaterali sono stati minimi ed è stata necessaria una dose minima di chemio. Anche di questa nuova tecnica - approvata dall'Aifa e in corso di brevettazione negli Usa - si parlerà nel congresso che Aversa ha voluto a Parma, e al quale parteciperanno un centinaio di professionisti internazionali.

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