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sabato 27 dicembre 2014

La Scozia ha detto sì al POLAMIDOMIDE contro il mieloma, l'Inghilterra ci sta ancora pensando


EDIMBURGO - Lo Scottish Medicines Consortium (SMC), l'organismo di approvazione dei farmaci in Scozia, ha approvato Imnovid (pomalidomide) per l'uso in pazienti affetti da mieloma con recidiva e refrattari  che hanno precedentemente ricevuto sia Velcade® (bortezomib) e Revlimid® (lenalidomide).
Questa approvazione segue una ripresentazione da parte della società farmaceutica Celgene Ltd, dopo la SMC inizialmente rifiutato Imnovid per l'utilizzo in questa impostazione. 
Imnovid era stato originariamente bloccatoo dal SMC che aveva accertato il beneficio clinico del farmaco, non aveva ritenuto che fosse abbastanza significativo da giustificare i costi molto elevati.
Tuttavia, Celgene ha poi presentato un cosiddetto schema di accesso al paziente, che è un modo di dare uno sconto sul prezzo di un farmaco per migliorare la sua economicità (ad esempio, pagando per il trattamento dopo un certo numero di cicli o la restituzione dei soldi se il trattamento non funziona in alcuni pazienti).
Il regime di accesso dei pazienti , insieme con l'applicazione del regime di malattia rara e con i meccanismi utilizzati dal SMC per essere flessibile nel processo decisionale su farmaci clinicamente efficaci anc he se di alto costo, hanno permesso di decidere che Imnovid sia clinicamente ed economicamente conveniente per l'uso in pazienti affetti da mieloma in Scozia.
La decisione è valida solo per i pazienti affetti da mieloma che vivono in ScoziaL'Istituto Nazionale di Salute e Cura e (NICE), l'equivalente del SMC in Inghilterra e Galles, sta effettuando una valutazione del farmaco bocciato  nel mese di ottobre. NICE ha recentemente ripreso l'esame di  Imnovid per  valutare informazioni aggiuntive ricevute sul farmaco dal Forum sul Myeloma  del Regno Unito e Celgene in seguito alla pubblicazione del progetto di orientamento.
La valutazione finale definito sarà rilasciata nella primavera del 2015.
Ricordiamo che l'uso del polamidomide è stato approvato in agosto dalla Commissione europea e viene usato anche in ospedali italiani. Pomalidomide in combinazione con desametasone a basso dosaggio ha aumentato in modo significativo la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sopravvivenza globale (OS) rispetto alla monoterapia con desametasone ad alto dosaggio nei pazienti con mieloma multiplo recidivante o refrattario. A evidenziarlo sono i risultati aggiornati dello studio di fase III MM-03 presentato al congresso annuale dell’ASCO, a Chicago. "Alla luce di questo vantaggio, la combinazione di pomalidomide più desametasone a basso dosaggio deve essere considerata un nuovo standard di cura per il trattamento dei pazienti con recidiva o refrattari alla terapia dopo essere stati trattati con lenalidomide e bortezomib" ha detto Katja Weisel, della clinica universitaria di Tubinga, in Germania, presentando il lavoro. Il farmaco, un derivato più potente e meglio tollerato della talidomide, ha avuto il via libera dell’Fda nel febbraio scorso

TOM BROKAV, inviato NBC e malato di mieloma, è in remissione, dopo un anno di cure

Tom Brokav
NEW YORK - Nel mese di febbraio scorso, il noto giornalista televisivo americano Tom Brokav  aveva rivelato che gli era stato diagnosticano un mieloma multiplo nell’agpsto 2013 e che era in cura. Domenica scorsa, il 74enne inviato ed ex ancor man di NBC Nightly News  ha rilasciato una dichiarazione nella quale annuncia che il suo cancro è in remissione. "Un anno fa, il mio futuro era più incerto di quanto mi fossi preoccupato di riconoscere, ma ora affronto il nuovo anno con una notizia molto incoraggiante. - ha scritto - Il cancro è in remissione e io prossimamente inizierò un regime di mantenimento farmaceutico per tenerlo fermo. Ero un delegato presidenziale per il 70 ° anniversario della Battaglia delle Ardenne, che è andata avanti per la maggior parte del mese di dicembre 1944, in uno dei peggiori inverni in 20 ° secolo. Sono andato nella foresta circostante Bastogne dove ci sono i segni ancora visibili di quelli scontri. C’erano con me circa 30 reduci, il più anziano aveva 96 anni e il più giovane 89. Sono tornato a casa riflettendo di nuovo su quanto siamo fortunati noi per la vita che abbiamo oggi, grazie a loro. il mio ultimo anno è stata una sfida, ma in ospedali di classe mondiale con medici brillanti, non in una trincea nelle Ardenne ", ha concluso.

lunedì 8 dicembre 2014

Una "terapia tris" per curare il mieloma presentata al congresso dell'America Society of Ematolgy

SAN FRANCISCO - Nuove terapie in combinazione e sempre più mirate per il linfoma e il mieloma multiplo stanno migliorando il trattamento dei pazienti più difficili da trattare. È quanto emerge da alcuni studi presentati al 56° Congresso dell’American Society of Ematology (ASH) che si è aperto oggi a San Francisco con la partecipazione di oltre 20mila medici provenienti da tutto il mondo per i quali il congresso rappresenta l’evento più importante per aggiornarsi sui progressi della ricerca scientifica nel campo dell’ematologia. 
Al congresso nei prossimi giorni saranno presentati anche altri tre studi sui progressi nel trattamento del mieloma. Si tratta di esempi della cosiddetta “terapia di precisione” tra cui un inibitore del proteosoma e due anticorpi (CD28) che mostrano risultati incoraggianti in associazione con il trattamento standard nei pazienti con recidiva o resistenti alle terapie. “Anche se l’eradicazione del mieloma aggressivo e del mieloma multiplo restano ancora la sfida maggiore, la scoperta di diverse e promettenti strategie terapeutiche rappresenta per i medici e i ricercatori uno stimolo eccitante” ha detto al Congresso Brad Kahl, professore associato di Medicina presso l’Università del Wisconsin. “Con la combinazione di più terapie e con lo studio dei risultati nei pazienti vulnerabili, stiamo imparando di più su come poter aiutare meglio coloro che non rispondono alle terapie”.
 
La “terapia tris” contro il mieloma multiplo. Tra le principali novità presentate al Congresso, la “terapia tris”, ovvero la combinazione di tre farmaci contro il mieloma multiplo. I ricercatori hanno scoperto che aggiungendo un terzo ingrediente (carfilzomib) a un mix di due composti già utilizzati in coppia (lenalidomide e desametasone), la malattia viene 'congelata': resta ferma, senza progredire, per oltre 26 mesi in media. Sono questi i risultati dello studio di fase III 'Aspire' annunciati dalla società scientifica Usa in una conferenza stampa ufficiale e pubblicati oggi sul New England Journal of Medicine. Lo studio Aspire ha valutato carfilzomib per iniezione più lenalidomide e desametasone rispetto a lenalidomide e desametasone in pazienti affetti da mieloma multiplo recidivante. Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario dimostrando che la combinazione di Carfilzomib, Lenalidomide, and Dexamethasone è in grado di aumentare in modo significativo la sopravvivenza senza malattia a 26,3 mesi rispetto ai 17,6 mesi della combinazione con soli due farmaci, il che significa un miglioramento di 8,7 mesi in termini di sopravvivenza libera da progressione .


Uno studio in Fase 1 sui pazienti con funzionalità renale compromessa

Uno studio in Fase 1 studio sta indagando sui risultati di elotuzumab in combinazione con Revlimid (lenalidomide) e desametasone (Decadron) nei pazienti con mieloma multiplo con vari livelli di funzionalità renale. Il dodici per cento dei pazienti erandi nuova diagnosi, il resto aveva precedentemente ricevuto un trattamento con Velcade  (bortezomib) (81 per cento), talidomide (Thalomid) (42 per cento), e Revlimid (35 per cento). Nel complesso, il 75 per cento dei pazienti con funzione renale normale, il 67 per cento dei pazienti con insufficienza renale grave e il 56 per cento dei pazienti con malattia renale allo stadio terminale ha risposto al trattamentoSecondo gli investigatori, la combinazione è stata ben tollerata in tutti e tre i gruppi di pazienti. Hanno dichiarato che i pazienti con insufficienza renale grave e con malattia renale allo stadio terminale possono essere trattati con 10 mg di elotuzumab in combinazione con Revlimid e desametasone.

giovedì 4 settembre 2014

L'Aifa dice sì all'uso di Bendamustina nel mieloma recidivo


ROMA - Benché oggi esistano diversi farmaci efficaci contro il mieloma multiplo, i pazienti vanno spesso incontro a numerose ricadute, che rendono necessaria la disponibilità di nuove terapie per un miglior controllo della patologia, specie nelle sue forme più resistenti alle cure. Essendo il mieloma una malattia prevalentemente dell’anziano, inoltre, è fondamentale poter contare su farmaci con effetti collaterali lievi e controllabili. Per rispondere a queste esigenze, dal 29 agosto, con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l’Agenzia italiana del farmaco ha notificato la possibilità di impiegare bendamustina  (nome commerciale Levact®, Ribomustin® e Treanda®; conosciuta anche come SDX-105)  in monoterapia o in associazione a bortezomib e desametasone per il trattamento del mieloma multiplo recidivato in pazienti nei quali l’utilizzo di altri farmaci sia inappropriato o inadeguato. 
Prima d’ora, bendamustina poteva essere usata esclusivamente in prima linea e in associazione a prednisone, in alcune particolari categorie di pazienti anziani. La recente decisione di Aifa fa seguito alla richiesta di ampliamento delle indicazioni del farmaco presentata dalla Società italiana di ematologia (Sie), in accordo con la Legge 648/96, e si basa sui dati positivi emersi da diversi studi clinici pubblicati negli ultimi anni, riguardo l’impiego di bendamustina in pazienti con mieloma multiplo: studi che ne hanno confermato la buona tollerabilità e l’efficacia, anche nei soggetti ricaduti.
“Bendamustina è un agente chemioterapico nato più di 50 anni fa ma la cui struttura rimane ancora oggi innovativa - ha spiegato Fabrizio Pane, Presidente della Sie -. Il suo doppio meccanismo d’azione, antimetabolita e alchilante, lo differenzia dai chemioterapici appartenenti alla stesso gruppo. Il farmaco è così in grado di superare il fenomeno della resistenza, che spesso rende le cellule tumorali non più responsive alle terapie, e si dimostra efficace anche in pazienti recidivati dopo più linee di trattamento. Altra importante caratteristica di bendamustina è il suo buon profilo di tollerabilità: aspetto cruciale, da valutare quando si sceglie la cura migliore per un paziente anziano, che presenta comorbidità legate all’età e/o problematiche secondarie legate alla malattia. Nel corso degli anni, diverse evidenze cliniche hanno dimostrato che questo chemioterapico può essere somministrato con sicurezza anche negli over 65 con comorbidità, tra cui l’insufficienza renale da lieve a moderata. Per tale motivi, la SIE ha accolto con entusiasmo il via libera delle Autorità regolatorie a un più ampio utilizzo di bendamustina anche nel mieloma multiplo, così come già avviene nei linfomi e nella leucemia linfatica cronica”.
“Sebbene siano disponibili nuovi farmaci per il controllo della malattia, il mieloma multiplo resta una patologia difficile da eradicare - ha commentato Massimo Offidani, Dirigente di I livello presso la Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona -. E’ pratica comune ricorrere a diverse combinazioni farmacologiche per incrementare l’efficacia del trattamento. Solitamente molecole di nuova generazione, come bortezomib e lenalidomide, vengono impiegate insieme a chemioterapici classici. Bendamustina, in particolare, essendo contraddistinta da un ottimo profilo di tollerabilità, può essere facilmente associata ai farmaci di nuova generazione. Per questo motivo è stato condotto in Italia uno studio clinico multicentrico di fase II– continua Offidani, Investigatore Principale del trial - in cui l’associazione bendamustina, bortezomib e desametasone (BVD) è stata indagata in pazienti con mieloma multiplo recidivato dopo una o più linee di terapia. Lo studio ha dimostrato che l’associazione è ben tollerata ed efficace; oltre il 70% dei pazienti ha risposto al trattamento. La risposta complessiva è stata, inoltre, rapida e di lunga durata. Sembra che la triplice associazione possa risultare più efficace rispetto a doppie combinazioni già approvate per la cura del mieloma multiplo, pertanto l’associazione BVD dovrebbe essere presa in considerazione nei pazienti con mieloma multiplo recidivato in fase avanzata di malattia”.  

venerdì 8 agosto 2014

Una nuova piccola molecola potrà inibire la proliferazione del mieloma: studio in corso

CAMBRIDGE (MA) - Constellation Pharmaceuticals ha recentemente avviato uno studio clinico di fase 1 che metterà alla prova se, come agente singolo, CPI-0610 è sicuro ed efficace come terapia anti-mieloma. La sperimentazione clinica si svolge in un diverse sedi negli Stati Uniti, ed è aperto a pazienti con mieloma multiplo che hanno recidivato dopo almeno un regime di trattamento del mieloma precedente.
CPI-0610 è una piccola molecola che inibisce bromodomain e le proteine extra-terminali (BET), che sono coinvolte nella regolazione del ciclo cellulare e nella morte cellulare. Gli inibitori del Bromodomain, il modulo strutturale conservato nelle proteinedella  ​​cromatina, hanno attirato l'attenzione negli ultimi anni come potenziali trattamenti per una serie di diversi tipi di cancro, tra cui il mieloma multiplo.
La Fase 1 di studio clinico di CPI-0610 come  potenziale trattamento per il linfoma è in corso dalla scorsa estate. Trial di fase 1 nel mieloma e un altro studio di Fase 1 in pazienti con leucemie acute e sindromi mielodisplastiche sono stati aggiunti in base alla icerca preclinica che mostra comde i tumori del sangue correlati possono essere molto sensibili alla inibizione BET. In sostanza, la  piccola molecola che inibisce le proteine BET sopprime selettivamente anche altri geni, come Bcl-2, che hanno ruoli importanti nel cancro, così come alcuni geni NF-kB-dipendenti con ruoli sia nel cancro sia nelle infiammazioni e porta alla uccisione selettiva delle cellule tumorali in una vasta gamma di neoplasie ematologiche e in sottogruppi di tumori solidi. 

martedì 5 agosto 2014

Kyrpolis con Revlimd e desametasone estende la sopravvivenza libera da mieloma


La combinazione di carfilzomib (Kyprolis), lenalidomide (Revlimid) e un basso dosaggio di desametasone esteso la sopravvivenza libera da progressione (PFS) di 8,7 mesi rispetto a lenalidomide e desametasone da soli per i pazienti con mieloma multiplo recidivato, secondo i primi risultati della fase III della sperimentazione ASPIRE. Nello studio, 792 pazienti con mieloma multiplo che hanno ricevuto almeno 1 precedente terapia sono stati randomizzati a lenalidomide e desametasone a basso dosaggio, con o senza il carfilzomib inibitore del proteosoma. In un'analisi ad interim, la PFS mediana era di 26,3 mesi con il carfilzomib rispetto a 17,6 mesi senza.  Il numero di eventi necessari per una completa analisi della sopravvivenza globale non è stato ancora raggiunto. Tuttavia, è stata osservata una tendenza a favore del carfilzomib. I risultati  sono coerenti con precedenti studi clinici. Amgen e la sua controllata Onyx Pharmaceuticals ha annunciato i primi risultati insieme con i piani per una regolamentazione nel 2015. Un'analisi completa dello studio è prevista entro la fine dell'anno asll’ASH Annual Meeting. 
"Nel trattamento di pazienti con mieloma multiplo, i periodi di remissione si accorciano dopo ogni regime di trattamento, sottolineando la necessità di nuove opzioni. I risultati dello studio ASPIRE dimostrano che Kyprolis può estendere significativamente il tempo in cui i pazienti vivono senza progressione della malattia" ha detto Pablo J. Cagnoni, MD, presidente di Onyx Pharmaceuticals,  in un comunicato stampa. "La capacità di terapie innovative per la produzione di risposte durature potrebbe, un giorno, di trasformare questa malattia fatale in una cronica e gestibile." In questo studio, la dose massima prevista per carfilzomib era 20 mg / m 2 nei giorni 1 e 2 del primo ciclo seguita da 27 mg / m 2 per i cicli successivi. La lenalidomide e desametasone a basso dosaggio sono stati consegnati alle dosi standard. Gli eventi avversi più comuni hanno incluso neutropenia (23%), trombocitopenia (15%), anemia (15%), ipofosfatemia (13%), affaticamento (12%), iperglicemia (8 %), linfopenia (8%), iponatriemia (6%), diarrea (6%) e polmonite (6%).

 "Siamo entusiasti di questi risultati clinici e delle prospettive positive che suggeriscono per i pazienti con mieloma multiplo," ha detto Robert A. Bradway, presidente e chief executive officer di Amgen. Nel luglio 2012, carfilzomib ha ricevuto un'approvazione iniziale per il trattamento di pazienti con mieloma multiplo che hanno ricevuto almeno due precedenti terapie, tra cui bortezomib e un agente immunomodulante. Tale decisione si è basata sui risultati di uno studio clinico che ha esaminato il trattamento in 266 pazienti. I dati completi dello studio ASPIRE sono stati richiesti dalla FDA come condizione per l'approvazione accelerata. Carfilzomib viene esaminato anche come monoterapia nei pazienti con recidiva di mieloma multiplo refrattario che hanno ricevuto almeno 3 precedenti terapie.

giovedì 31 luglio 2014

Arnie non ce l'ha fatto: ha vinto il maledetto mieloma aggressivo

 
Arnie Goodman


da Beacon Staff 
Abbiamo perso un amico. È con il cuore pesante che diamo la notizia che il dottor Arnold Goodman, noto a quasi tutti noi qui nella comunità Beacon come "Arnie", è morto oggi (vedi l'ultimo articolo da ljui scritto nel post precedente a questo, scritto 5 giorni prima di morire). Il mieloma di Arnie era persistente e aggressivo e Arnie ha combattuto contro di lui con tutti gli strumenti ele tattiche che riusciva a trovare. Inoltre, mentre teneva la sua malattia a bada, Arnie ha fatto il tempo di condividere con The Myeloma Beacon le lezioni e approfondimenti che stava imparando lungo la strada. 
Grazie Arnie ... e buona fortuna.

domenica 27 luglio 2014

Cronaca di una caccia ai nuovi farmaci per salvarsi dal mieloma aggressivo


di Arnie Goodman, per The Myeloma Beacon

Arnie Goodman
E 'stato detto più e più volte che il mieloma multiplo comprende un ampio spettro di malattie.
Esso comprende le persone con gammopatia monoclonale di significato indeterminato (MGUS) e mieloma multiplo fumante. Esso comprende anche i pazienti con nuova diagnosi di mieloma attivo, chi si avvicina loro primo trapianto di cellule staminali, alcuni pazienti che sono abbastanza stabili in terapia di mantenimento, e quelli in progressione dopo vari trattamenti.
Anch'io ho scritto nel corso degli anni le mie esperienze nelle varie fasi della malattia.
Mi sto trovando in una fase diversa ora. Sono ad alto rischio, recidivo, la malattia refrattaria ha progredito attraverso il trattamento con tutte le terapie standard disponibili, tra cui due  trapianti autologi di cellule staminali e di una allogenico (dal donatore).
Dopo essere passato attraverso trapianti, chemioterapia, nuovi farmaci come talidomide (Thalomid), Revlimid(lenalidomide), e Velcade (bortezomib) e ora Kyprolis (carfilzomib) e Pomalyst (pomalidomide, Imnovid) in tutti i tipi di combinazioni, la malattia avanza.
Come molti altri, non sono pronto a gettare la spugna. Ma a chi rivolgersi per la prossima cura?
Siamo inondati di notizie su ultimi nuovi farmaci e sui progressi delle cure. Molti dei nuovi farmaci sono disponibili solo attraverso studi clinici, ai quali non sono stato ammesso. Alcuni dei nuovi farmaci sono variazioni di farmaci che abbiamo già. Abbiamo anche sentito di nuove terapie, ma che in realtà sono troppoall’inizio per entrare di uso ora.
Sono partito in una sorta di missione conoscitiva recentemente per cercare di capire. Attraverso la ricerca, e-mail, telefonate e visite mediche, ho cercato di esplorare le nuove frontiere del mieloma.
Non sto cercando miracoli, ma soluzioni pratiche e immediatamente attuabili per la mia situazione specifica. Sono attualmente in un protocollo come singolo paziente con elotuzumab , Revlimid,Cytoxan e Decadron, che, per ora, non sembra funzionare.
Così, sto attivamente cercando la mia opzione successiva.
Qui ci sono le osservazioni che ho fatto nella mia ricerca.
Prima di tutto, mentre ci sono molte informazioni e le opzioni non mancano,  non è sempre facile metterle in un modo ordinato significativo.
In secondo luogo, anche il tuo medico non può avere tutte le informazioni o essere in grado di valutare tutte le opzioni. I medici hanno  differenti opinioni, prospettive e approcci nel trattamento di una malattia.
Odio dirlo, ma non tutti i medici sono uguali. Per essere franchi, alcuni sono migliori di altri. Alcuni tendono ad essere più prudenti, in attesa di prove  prima di imbarcarsi su una certa terapia. Io, invece, sto cercando i leader, i progressisti, .
Nel processo di revisione di possibili opzioni, mi sono ricordato alcuni punti importanti che a volte perdo di vista.
Uno di loro è quello di non essere troppo veloce per iniziare una nuova terapia. Cercare di restare il più lungo tempo possibile fuori di un regime di trattamento prima di passare a un altro. Ma anche un trattamento con il quale posso raggiungere una malattia stabile per alcuni mesi ha valore per me a questo punto.
Dal punto di vista di trattamenti specifici, mentre non vi è sovrapposizione, ho trovato utile dividere le terapie disponibili in quattro categorie fondamentali: la chemioterapia tradizionale, nuovi agenti, immunoterapia e genomica.
La chemioterapia tradizionale include opzioni come VTD-PACE, DCEP, e altri. L'Università di Arkansas utilizza un protocollo di una lenta infusione continua di chemioterapia su un percorso di 30 giorni.
La chemioterapia tradizionale è stata molto efficace per me. Almeno per ora, la mia malattia risponde ancora. Mi è stato detto da alcuni che la chemioterapia tradizionale è il mio percorso migliore e l’unica realistica possibilità di trattamento. Il problema è che i risultati non sono di lunga durata. L'unico gioco finale sembra essere lento deterioramento della mia malattia o  qualche cattivo complicazione.
L'immunoterapia sembra essere una delle zone più calde della ricerca in questo momento e potrebbe benissimo essere la più promettente. Studi delle cellule T ingegnerizzate in fase di sviluppo in luoghi come l'Università della Pennsylvania, Ohio State, e l'Università del Maryland sembrano davvero interessanti opzioni di trattamento. Alcune di queste opzioni sono già disponibili attraverso studi clinici.
La genomica:   l'entusiasmo per essa è scemato un po '. Comporta l’analisi di un campione di tumore di un paziente per mutazioni genetiche specifiche e quindi l’utilizzo di un farmaco noto per indirizzare tale mutazione e trattare di conseguenza il paziente. Il problema è che questo approccio si sta rivelando molto complesso, e non ci sono troppi medicinali immediatamente disponibili ora (fatta eccezione per alcuni dei farmaci per il melanoma riproposti), e le risposte ai trattamenti sembrano essere piuttosto di breve durata.
Tutto questo mi porta  ai nuovi agenti. Ci sono letteralmente dozzine di nuovi agenti là fuori in varie fasi di sperimentazione clinica.
Allora, come faccio a restringere le scelte? Ho  bisogno di farmaci che hanno un meccanismo d'azione diverso da quelli che ho preso prima. Potrei sbagliarmi, ma è difficile ottenere molto da un inibitore del proteasoma di terza generazione. Ho anche bisogno di farmaci che abbiano una buona attività contro il mio tipo di mieloma aggressivo, in rapida crescita.
Infine, ho bisogno di un farmaco che sia disponibile sia attraverso una sperimentazione clinica senza randomizzazione e senza criteri di inclusione ed esclusione che potrebbero tenermi fuori, sia attraverso l'uso compassionevole di protocolli per singolo paziente.
Mentre tutti i dettagli non sono stati elaborati ancora, i farmaci più promettenti che ho incontrato sono un paio di ci abbiamo tutti sentito parlare: gli anticorpi monoclonali daratumab e SAR650984  e altri di cui non abbiamo sentito parlare tanto  ancora, selinexor (KPT- 330) e filanesib (ARRY-520).
Forse è solo un pio desiderio da parte mia, ma sono incoraggiato per il fatto che ci si sente davvero come se un progresso significativo sia stato fatto. Le opzioni sono disponibili, ma non sono sempre evidenti e devono essere attivamente ricercate. Se farò in tempo.

mercoledì 16 luglio 2014

Prendete nota: RVD (Revlimid, Velcade, Desametasone), una combinazione "vincente"

PARIGI - Ricercatori francesi all'inizio di questa settimana hanno pubblicato i risultati aggiornati di un piccolo studio clinico di Fase 2 che hatestato la combinazione di Revlimid, Velcade, e desametasone (RVD) in pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi.
I ricercatori hanno scoperto che RVD, quando somministrato prima e dopo il trapianto di cellule staminali - e quando seguita da terapia di mantenimento con Revlimid - hanno portato a risposte terapeutiche molto profonde e a significativi tassi di sopravvivenza.
I 31 pazienti con nuova diagnosi nello studio francese, inizialmente sono stati trattati con tre cicli di terapia RVD. Successivamente, i partecipanti allo studio sono stati sottoposti a trapianto autologo (proprio) di cellule staminali, seguito da due cicli di terapia di consolidamento RVD, e concludendo con un anno di terapia di mantenimento con Revlimid.
Tutti i pazienti dello studio hanno raggiunto almeno una risposta parziale a questo regime di trattamento. Quasi il 60 per cento ha raggiunto una risposta completa o risposta completa stringente. E ben due terzi dei pazienti hanno raggiunto la cosiddetta malattia minima residua (MRD), il che significa che i test sensibili non riuscivano a trovare alcun segno di mieloma nei loro corpi.
Forse il risultato più notevole del processo, tuttavia, è che i pazienti sopravvivono a ben tre anni dal momento della loro diagnosi: 100 per cento.
Altrettanto importante, però, è la conclusione del processo: tra i pazienti che hanno raggiunto lo status MRD negativi, il tasso di sopravvivenza libera da progressione di tre anni era pure il 100 per cento. Al contrario, il tasso di sopravvivenza libera da progressione di tre anni era solo il 23 per cento per i partecipanti che non hanno raggiunto lo status MRD negativi.
Questi risultati, scrivono gli autori, "suggeriscono fortemente che la negatività MRD deve essere l'obiettivo del trattamento per ogni trapianto  front-line ammissibile in pazienti con mieloma multiplo."
I ricercatori francesi ritengono che il regime di trattamento testato durante la prova ha mostrato "tollerabilità favorevole." Non ci sono stati, ad esempio, casi di grave neuropatia periferica (dolore , formicolio, intorpidimento o nelle estremità) osservati durante la sperimentazione.
Alcuni pazienti, tuttavia, ha lottato con il regime di manutenzione con Revlimid. Quasi due terzi dei pazienti hanno usato la loro dose di Revlimid sotto la dose target, e un quinto dei pazienti ha arrestato la terapia di mantenimento con Revlimid.
Inoltre, tra i 31 pazienti che hanno partecipato alla sperimentazione, ci sono stati tre casi di tumore secondario - due casi in un paziente, e uno in un altro. Nessuno dei tumori secondari, però, era un tumore del sangue come la leucemia o sindromi mielodisplastiche.
Nel complesso, i risultati dello studio francese sono in grado di attirare l'attenzione per ragioni che vanno al di là dei suoi tassi di risposta e la sopravvivenza degni di nota.
In particolare, i risultati dello studio in corso possono fornire un'anteprima dei risultati annunciati di un importante trial clinico US-francese in fase 3Si sta studiando una questione chiave nella terapia del mieloma: è utile avere pazienti affetti da mieloma di nuova diagnosi da sottoporre ad un trapianto di cellule staminali entro un anno dalla diagnosi, o è meglio aspettare e fare il trapianto dopo che un paziente ha sperimentato la prima recidiva?
La prova , noto come lo studio DFCI studio IFM 2009, coinvolge due gruppi di pazienti: uno che sta ricevendo primi trapianti di cellule staminali, e un secondo no.
I pazienti nel gruppo del trapianto nella prova IFM / DFCI, si scopre, stanno ricevendo un regime di trattamento che è quasi esattamente lo stesso di quello testato nella serimentazione più piccola in Fase 2 dello studio francese.
I primi risultati dello studio IFM / DFCI non sono previsti fino alla fine di quest'anno, al più presto. 
Lo studio francese
La sperimentazione di fase 2 ha incluso 31 pazienti con mieloma di nuova diagnosi di età inferiore ai 65 anni che erano eleggibili per il trapianto di cellule staminali. I pazienti sono stati reclutati presso dieci centri di trattamento in tutta la Francia tra settembre e dicembre 2009. L'età media dei pazienti era di 58 anni.
Nel complesso, il 27 per cento dei pazienti sono stati classificati come aventi anomalie cromosomiche ad alto rischio. I pazienti hanno ricevuto tre cicli di trattamento di 21 giorni di 25 mg di Revlimid (lenalidomide) al giorno nei giorni 1-14, con 1,3 mg / m 2  di Velcade (bortezomib), somministrato per infusione (non per via sottocutanea) nei giorni 1, 4, 8 e 11, e 40 mg per via orale di desametasone (Decadron) nei giorni 1, 8 e 15.
Tutti i pazienti hanno proceduto al trapianto con 200 mg / m 2 di melfalan (Alkeran) come trattamento di condizionamento.
Due mesi dopo il recupero della conta ematica, i pazienti che non avevano progredito terapia di consolidamento hanno ricevuto due cicli di RVD allo stesso orario come durante la terapia di induzione e, l'ultima dose tollerata.
Nel complesso, il 93 per cento dei pazienti ha risposto ai primi tre cicli di terapia RVD, con il 10 per cento con una risposta completa stringente, il 13 per cento con una risposta completa, il 35 per cento con una risposta parziale molto buona, e il 35 per cento una risposta parziale; 16 per cento dei pazienti erano MRD-negativi dopo la terapia di induzione.
Dopo tutte le sequenze di trattamento, il 68 per cento dei pazienti aveva raggiunto la MRD negatività.
Il tasso di sopravvivenza libera da progressione di tre anni è stata del 77 per cento. Questo tasso era significativamente più basso nei pazienti che non avevano mai raggiunto la MRD negatività (23 per cento). Al contrario, nessuno dei pazienti che avevano raggiunto la MRD negatività ha avuto una recidiva entro tre anni dalla diagnosi.
Inoltre, tutti i pazienti erano vivi tre anni dopo la diagnosi.
I ricercatori fanno notare che i risultati di sopravvivenza per i pazienti con anomalie cromosomiche ad alto rischio erano simili a quelli di tutto il gruppo. La sopravvivenza libera da progressione di tre anni per i pazienti ad alto rischio, per esempio, era dell'86 per cento.
I ricercatori francesi descritti gli effetti collaterali associati al trattamento durante il processo, come prevedibili e in linea con quelli osservati in precedenti studi.
Gli effetti collaterali gravi più comuni durante la terapia di induzione e di consolidamento RVD era bassa conta di globuli bianchi (35 per cento) e la bassa conta piastrinica (13 per cento).
Circa la metà dei pazienti (55 per cento) ha avuto da lieve a moderata neuropatia periferica, ma non ci sono stati casi gravi della malattia.
Nel complesso, il 39 per cento dei pazienti ha richiesto modifiche del dosaggio durante l'induzione e terapia di consolidamento.
L'effetto collaterale più comune durante la terapia di mantenimento con Revlimid è stato conta dei globuli bassi. In particolare, il 60 per cento dei pazienti ha avuto gravi abbassamenti del numero di globuli bianchi durante la manutenzione con Revlimid. Complessivamente, solo il 37 per cento dei pazienti sono stati in grado di rimanere nella dose programmata di RevlimidUn quinto dei pazienti ha interrotto la terapia di mantenimento in anticipo a causa dei suoi effetti collaterali.
Ci sono stati tre casi di tumore secondario osservati tra i partecipanti alla sperimentazione 31: due casi di carcinoma a cellule basali, una forma di cancro della pelle, in un paziente di sesso femminile, e un caso di cancro al seno in un altro paziente di sesso femminile.
Per ulteriori informazioni, si prega di consultare lo studio di Roussel, M.  et al. , "Programma di prima linea trapianto con Lenalidomide, Bortezomib, Desametasone e in combinazione come induzione e di consolidamento Seguito da Lenalidomide Manutenzione in pazienti con mieloma multiplo Journal of Clinical Oncology , 14 luglio 2014 (pubblicato online) (abstract ).

Kyprolis + desametasone: ottimi risultati in pazienti anziani con nuova diagnosi di mieloma


Carfilzomib (Kyprolis) in combinazione con ciclofosfamide e desametasone hanno indotto elevati tassi di risposta completa nei pazienti anziani con nuova diagnosi di mieloma multiplo, secondo i risultati di uno studio randomizzato, multicentrico, di fase 2.
Il regime inoltre esibito un buon profilo di sicurezza, hanno scritto i ricercatori.
Sara Bringhen, MD , dell'Unità mieloma nella divisione di ematologia presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino  e i suoi colleghi hanno valutato la sicurezza e l'efficacia di carfilzomib (Kyprolis, Onyx Pharmaceuticals) - in combinazione con ciclofosfamide e desametasone in pazienti con nuova diagnosi di mieloma multiplo.Tutti i 58 pazienti erano di età superiore a 65 anni e non erano eleggibili per il trapianto autologo di cellule staminali.
Diciannove pazienti sono stati arruolati nella prima fase del processo. Dopo che i ricercatori hanno determinato la dose ottimale, 34 pazienti supplementari sono stati iscritti al secondo stadio del processo.
Il trattamento - somministrato per un massimo di nove cicli di 28 giorni - consisteva di 300 mg/m2 di ciclofosfamide per via orale nei giorni 1, 8 e 15; 40 mg orale di desametasone nei giorni 1, 8, 15 e 22; e infusi di 30 minuti di IV carfilzomib nei giorni 1, 2, 8, 9, 15 e 16. Le dosi di Carfilzomib erano 20 mg/m2 nei giorni 1 e 2 del primo ciclo, poi 36 mg/m2 in seguito.
Tutti i pazienti hanno ricevuto  carfilzomib fino a progressione della malattia o intolleranza al trattamento.
I pazienti sono stati sottoposti a una mediana di nove cicli di induzione (range: 1-9). Il novantacinque per cento dei pazienti ha raggiunto almeno una risposta parziale. I ricercatori hanno riferito di almeno una risposta parziale molto buona nel 71% dei pazienti, almeno una risposta completa vicino nel 49% dei pazienti, e risposta completa stringente nel 20% dei pazienti.
Il quattordici per cento dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di eventi avversi, e il 21% una riduzione della dose carfilzomib richiesta. Il più comuni eventi avversi hanno incluso neutropenia (20%), anemia (11%) e di eventi avversi cardiopolmonari (7%).

"Questo è il primo studio di carfilzomib in combinazione con un agente alchilante in pazienti anziani con nuova diagnosi di mieloma multiplo; i risultati hanno mostrato elevati tassi di risposta completa e un buon profilo di sicurezza ", hanno scritto i ricercatori.

domenica 15 giugno 2014

La cura del mieloma: il buono, il brutto e il cattivo

                                             di Arnold Godman (da Myeloma Beacon)


Poco dopo aver iniziato il mio nuovo protocollo  compassionevole con elotuzumab in combinazione con Revlimid e desametasone (tutte le altre cure ormai si erano dimostrate inefficaci), ho cominciato ad avere livelli elevati dei miei enzimi epatici.
Inizialmente non era chiaro se questo si era verificano a causa di una reazione al farmaco o per un tumore nel fegato o per altre cause possibili.
Dopo diversi test, tra cui una risonanza magnetica, una scansione PET, e controlli del sangue, la fonte del problema è risultato non essere correlato al mio nuovo trattamento. Era stata invece dovuta ad una condizione che avevo sviluppato chiamata emocromatosi, comunemente noto come  sovraccarico di ferro.
Come suggerisce il nome meno tecnico, l’emocromatosi è un accumulo di ferro nell'organismo. Quando si verifica ciò, il risultato può essere danni al fegato e ad altri organi, compreso il cuore e pancreas.
Il sovraccarico di ferro, si scopre, non è raro in persone come me che sono diventate trasfusione-dipendenti. Mentre la condizione è curabile con terapia farmacologica che rimuove l'eccesso di ferro, io ancora ero un po 'sorpreso dalla diagnosi.
Ero arrivato a pensare alle trasfusioni di sangue come una seconda natura e raramente avevo dato loro molta attenzione. In effetti, come Lance Armstrong, ho apprezzato la spinta in più che mi ha dato.
Cito questa storia perché mi ha dato portatoi a pensare a tutti gli effetti invisibili che le miriadi di trattamenti che ho ricevuto nel corso degli anni stanno avendo sul mio corpo. E poi mi ha colpito il fatto che questi effetti invisibili possono essere considerati danni collaterali.
In campo militare, i danni collaterali si riferiscono al danno accidentale o morte tra innocenti durante gli attacchi contro obiettivi nemici.
Per quelli di noi con mieloma multiplo, o di qualsiasi altro cancro per quella materia, l'obiettivo nemico è naturalmente il cancro. L'innocente è il resto del corpo e tutti i suoi organi vitali, compreso cervello, cuore, fegato, reni, polmoni, muscoli, occhi e pelle.
Il danno collaterale del nostro trattamento include gli effetti collaterali evidenti che tutti noi dobbiamo sopportare. Neuropatia, stanchezza, bassa conta dei globuli bianch e aumento del rischio di infezione sono tutte cose che ci sono familiari.
Eppure, alcuni degli effetti indesiderati dei nostri trattamenti sono più sottili e insidiosi. Fegato e reni deteriorati,  cataratta, diabete, e steroidi muscolari sono condizioni che possono intrufolarsi su di noi. Essi possono cominciare a farsi sentire in modi che non si sanno, ma gli effetti si sommano.
Mi è stato detto che i pazienti affetti da mieloma non possono morire della malattia, ma che anni di trattamento portano il corpo verso il basso fino a che non cede.
Ma i trattamenti del cancro, compreso il trattamento del mieloma multiplo, si sono evoluti nel corso degli anni. Il trattamento del cancro tradizionale chiedeva chemioterapia ad alte dosi. L'idea era di iniettare veleni che si spera uccidendo le cellule tumorali più velocemente e ad un tasso superiore rispetto alle cellule sane normali. Tuttavia, questi farmaci sono stati non mirati, e il danno collaterale è stato quindi elevato.Un sacco di trattamenti del mieloma, compresi quelli utilizzati nel processo di trapianto di cellule staminali, fa tuttora affidamento su questo approccio.
Ora invece quasi tutti i nuovi trattamenti di mieloma multiplo sono basati su terapie mirate. Prendono di mira percorsi specifici delle cellule del mieloma, interrompendo la loro funzione e riducendo al minimo il danno alle cellule normali.
Tuttavia, anche con queste terapie mirate, nessun trattamento del cancro è privo di qualche inconveniente o conseguenza. E 'un male necessario, un prezzo che deve essere pagato per combattere la malattia.
Come medico praticante, sono sempre acutamente consapevole del tremendo potere della medicina moderna. Ha il potenziale per fare un gran bene, ma anche il potenziale di infliggere grandi danni. Ho visto il buono, il brutto e il cattivo.
Penso che sia anche per questo, come paziente, ho sempre cercato di essere ipervigilante sulla mia cura.
Sono ossessivo neli seguire i miei esami di laboratorio, nel tentativo di scongiurare eventuali problemi. Il mio fegato, reni e cuore sono temi di grande interesse per me. Cerco di fare tutto il possibile per tenermi in buona forma sufficiente a tollerare il prossimo ciclo di trattamento, qualunque esso sia.
Devo ammettere che sono stato molto fortunato. Nonostante tutti i trattamenti che ho subito, sono riuscito a riprendermi dopo ciascuno di essi. Ma non posso fare a meno di sentire che ognuno di essi prende un pezzo di me.So anche che uno di questi non sarà così fortunato.

 I trattamenti presentano il loro prezzo e continueranno a farlo. Purtroppo, come in campo militare, il danno collaterale può essere inevitabile.

giovedì 12 giugno 2014

Mieloma multiplo, la sopravvivenza è raddoppiata

MILANO  - La buona notizia? "Per malattie come il mieloma multiplo si è passati dai 29 mesi di sopravvivenza registrati negli anni '90 ai 6-7 anni di oggi. Un dato destinato a migliorare ancora: per i pazienti che iniziano un trattamento in questo momento, è attesa una sopravvivenza anche di oltre 10 anni". Si riassumono in questi dati, presentati durante un incontro promosso da Celgene a Milano da Antonio Palumbo, Divisione di ematologia universitaria dell'ospedale Molinette-Città della salute e della scienza di Torino, le conquiste degli ematologi nella lotta ai tumori del sangue. Una categoria eterogenea, che diventa sempre più un 'puzzle' di diverse patologie. Ogni paziente, infatti, ha la sua malattia. E' questo lo scenario in cui si muovono i camici bianchi e i malati, perlopiù anziani, che si trovano a combattere contro una sindrome mielodisplastica o un mieloma multiplo.
Uno scenario in cui i farmaci orfani giocano un ruolo strategico: "Sviluppati per malattie rare con una frequenza non maggiore di 5 casi per 10 mila abitanti - spiega Fabrizio Pane, presidente della Società italiana di ematologia - sono una categoria riconosciuta sin dal 2000". Ma sul fronte dei tumori del sangue "progrediscono anche le conoscenze sulla patogenesi - precisa lo specialista - e sempre di più ci accorgiamo che quella che pensavamo fosse un'unica malattia è invece un insieme di malattie che danno un quadro clinico simile, ma beneficiano di farmaci diversi. Da qui rientra in campo la nacessità di avere dei prodotti che rientrano nella definizione di orfani".
"I farmaci orfani, che per defininzione sono caratterizzati da una non convenienza da un punto di vista commerciale per gli investimenti in sviluppo, in quanto destinati a piccoli gruppi di pazienti", per Pane "hanno bisogno di una serie di protezioni, rispetto a farmaci come quelli sviluppati per malattie più comuni. Ci sono una serie di iniziative a livello europeo che andrebbero probabilmente recepite in Italia: defiscalizzazioni, protezione di brevetto aggiuntive rispetto a quelle di un farmaco tradizionale".
In ematologia, riflettono gli esperti, oggi il motto è: diagnosi sempre più dettagliate per terapie sempre più mirate. Fanno scuola le sindromi mielodisplastiche, "categoria estremamente eterogenea - spiega Valeria Santini, professore associato di Ematologia all'università di Firenze - in cui la diagnosi è importantissima. Occorre scattare una fotografia precisa", un identikit 'molecolare' del paziente e della sua malattia, così da "scegliere un trattamento adeguato. Cosa che assicura un successo maggiore rispetto a una terapia che, senza basi cliniche per dimostrarlo, supponiamo funzioni".
"Un esempio clamoroso di questa selettività - prosegue la specialista - è l'uso di lenalidomide, un farmaco immunomodulante utilizzato nelle mielodisplasie resistenti all'eritropoietina, a basso rischio. Quasi 10 anni fa il primo studio in cui sono stati arruolati, quasi per caso, molti pazienti con un'anomalia cromosomica specifica: nell'80% dei casi i pazienti hanno risposto diventando indipendenti dalle trasfusioni. Se non sapessimo che esiste questa anomalia, non potremmo applicare una terapia così efficace".
Un tempo per queste patologie "c'era solo la terapia di supporto - ricorda Santini - Oggi vogliamo e possiamo prima di tutto migliorare la qualità di vita dei pazienti, e nei casi ad alto rischio prolungare la sopravvivenza e quando possibile guarire, con il trapianto se l'età lo consente". Parola d'ordine: vita più lunga e di qualità. "La sostenibilità delle terapie è un problema enorme che deve essere affrontato non dai singoli medici, ma dalle istituzioni - osserva ancora l'esperta - Deve essere affrontato il problema del costo dei farmaci, talvolta esagerato. E visto che il gruppo dei pazienti con sindromi mielodisplastiche aumenta nel tempo con l'aumentare dell'età media, questo è un problema non dilazionabile ulteriormente, che deve essere assolutamente affrontato e risolto".
Anche sul fronte del mieloma multiplo, lo scenario è "molto cambiato - sottolinea Mario Boccadoro, professore di Ematologia all'università degli Studi di Torino - Abbiamo strumenti nuovi e più efficaci, abbiamo imparato a combinarli, anche con la vecchia chemio, e i risultati sono estremamente buoni: abbiamo certamente raddoppiato la sopravvivenza negli ultimi 5-6 anni".
Un traguardo messo a segno "mantenendo il punto fondamentale: la qualità di vita dei pazienti. Ci sono dei trattamenti orali che vengono presi a casa", evidenzia l'esperto. "In Italia andiamo molto bene: c'è un numero di centri ematologici adeguato per prenderci cura di tutti i nostri pazienti", anche evitando migrazioni verso altre regioni. "Certo le risorse in sanità mancano - riflette Boccadoro - e potremmo fare ancora meglio". Per esempio "bisogna cercare di utilizzare i farmaci molto costosi al meglio: un paziente alla fine della propria storia non ha bisogno di un farmaco costoso che sarebbe tossico e non gli dà alcun vantaggio. Un farmaco costoso deve essere utilizzato alla diagnosi dai pazienti che ne hanno bisogno e così i risultati possono essere straordinari".
Anche sul fronte delle diagnosi "abbiamo da perfezionarci - precisa lo specialista - perché molte volte il mieloma è subdolo e si presenta in maniera non semplicissima da diagnosticare". Stesso discorso per alcune forme di mielodisplasie, "magari silenti in fase preclinica - spiega Giorgina Specchia, direttore dell'Unita operativa di Ematologia con trapianto al Policlinico di Bari - Occorre coinvolgere più attori in questo sforzo diagnostico, anche i medici di medicina generale, affinché individuino precocemente i pazienti da inviare ai centri specializzati per le indagini e l'inquadramento della malattia, prima che approdino a uno stadio severo".

domenica 8 giugno 2014

Revlimid e Velcade: il trattamento continuo allunga la vita

Il professor Antonio Palumbo dell'Università di Torino
CHICAGO - Una questione importante nel trattamento del mieloma è se i pazienti con nuova diagnosi stanno meglio se sono oggetto di un trattamento continuo o di trattamento a durata determinata che si ferma dopo un certo numero di cicli. I primi risultati degli studi precedenti hanno mostrato un beneficio dal trattamento continuo, ma vi è la necessità di ulteriori elementi di prova prima che questo approccio diventi pratica standard.
Il prof. Antonio Palumbo dell'Università degli Studi di Torino, Italia ha presentato all’annuale riunone dell’ASCO a Chigao (la più importante al mondo che discuta le malattie del sangue ed in particolare il mieloma) i risultati di due studi clinici che hanno confrontato il trattamento continuo con trattamento di durata fissa: uno studio si è basato sul trattamento con Revlimid e l'altro con Velcade (bortezomib). In entrambi gli studi i pazienti che hanno ricevuto un trattamento continuo hanno avuto una sopravvivenza più lunga. Il tempo tra la prima e la seconda recidiva è stato più lungo per i pazienti che avevano ricevuto un trattamento continuo. Questo è importante perché ha mostrato che il beneficio da un allungamento della prima remissione non è stata poi compensata da una seconda remissione più breve.

Il dottor Michael Delforge della University Hospital di Leuven in Belgio, ha presentato informazioni sulla qualità della vita (QoL) dei pazienti di nuova diagnosi trattati nel primo processo. Erano i pazienti che non erano candidati alla terapia ad alte dosi seguita da un trapianto di cellule staminali (HDT-SCT). La prima prova ha confrontato il trattamento continuo con REVLIMID più desametasone a basso dosaggio (Rd), 18 cicli di REVLIMID più desametasone a basso dosaggio (Rd 18) e 12 cicli di melfalan, prednisone e talidomide (MPT). La qualità della vita è stato segnalato come migliore per i pazienti trattati con Rd rispetto ai pazienti trattati con MPT, e questo era principalmente legata al fatto che pazienti trattati con MPT avevano avuto più severi effetti collaterali correlati al trattamento. 

martedì 3 giugno 2014

Mieloma recidivato o refrattario: risultati incoraggianti da un regime a quattro farmaci

CHICAGO - Un regime a quattro farmaci ha dato risultati promettenti - risposte obiettive in più di metà dei pazienti  - in uno studio preliminare sul mieloma multiplo recidivato o refrattario presentato al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), in corso a Chicago.
In questo trial di fase I, coordinato da David Vesole, dell’Hackensack University Medical Center di Hackensack (New Jersey), il trattamento con un regime composto da carfilzomib, lenalidomide, vorinostat e desametasone ha portato a ottenere risposte parziali o risposte parziali molto buone in 9 dei 17 pazienti trattati.
Durante il meeting dell'ASCO saranno presentati diversi altri lavori sul mieloma. Tra questi, per esempio, anche due lavori in cui è stato valutato un nuovo anticorpo monoclonale anti-CD38 (noto per ora con la sigla SAR650984 e sviluppato da Sanofi), in monoterapia o in combinazione con lenalidomide e desametasone. In entrambi i trial l’anticorpo ha mostrato un’attività antitumorale incoraggiante. 
Lo studio del gruppo di Vesole ha preso le mosse dalla constatazione che la combinazione di carfilzomib e un agente immunomodulante si è dimostrata attiva nel mieloma recidivante o refrattario e che l’aggiunta di un inibitore del proteasoma e un inibitore dell'istone deacetilasi ha dato prova di attività sinergica.
I ricercatori hanno quindi provato a valutare attività e tossicità di un regime quadruplo formato da carfilzomib, lenalidomide, vorinostat e desametasone, con l’obiettivo prioritario di determinare la dose massima tollerata della combinazione e la sua sicurezza e tollerabilità.
A tale scopo, hanno arruolato 21 pazienti (di cui 17 sono stati poi oggetto dell'analisi di dati) colpiti da un mieloma in recidiva o refrattario al trattamento, tutti già trattati in precedenza e anche sottoposti all’autotrapianto. Tutti tranne uno erano già stati trattati con lenalidomide e bortezomib e quattro erano già stati trattati anche con vorinostat.
Inoltre, l’età mediana dei partecipanti era di 61 anni (range 48-71), il 57% erano uomini e il tempo mediano trascorso dalla diagnosi era di 4 anni.
Solo due pazienti hanno mostrato una progressione della malattia come migliore risposta alla combinazione dei quattro farmaci. Sei hanno avuto risposte parziali e altri tre avuto ottime risposte parziali. La percentuale di risposta obiettiva è stata, dunque, del 53%. Inoltre, cinque pazienti hanno mostrato una stabilizzazione della malattia. La percentuale di beneficio clinico è quindi dell’82%. In uno dei partecipanti la risposta non era ancora valutabile al momento dell’analisi.
La sopravvivenza libera da progressione ha superato i 12 mesi e la sopravvivenza globale mediana non è stata ancora raggiunta.
I pazienti hanno fatto 18 cicli di terapia e non si sono manifestate tossicità dose-limitanti. Tutti i pazienti hanno manifestato eventi avversi. I più frequenti sono stati anemia (in 16 pazienti), affaticamento (in 11), trombocitopenia (in 14) , neutropenia (in 12) , crampi muscolari (in 10) e diarrea (in 9).
I più comuni eventi avversi di grado ≥ 3 sono stati neutropenia (in 9 pazienti), anemia (in 7), trombocitopenia (in 9), iperglicemia (in 3), infezioni e squilibri elettrolitici (in 2 pazienti ciascuno ), affaticamento (in un paziente) e stipsi (in un paziente).
Un paziente, ha riferito Vesole, è deceduto a causa di una progressione della malattia.
L’autore e i suoi colleghi concludono, quindi, che il regime quadruplo da loro testato è risultato ben tollerato e con un profilo di sicurezza gestibile., e che le percentuali di risposta obiettiva e beneficio clinico osservate sono incoraggianti.

LBH589 (panibinostat), prove di inibitore delle cellule tumorali per affrontare il mieloma recidivante


BASILEA  - Novartis ha presentato i risultati di uno studio di fase III che mostra un miglioramento del 37% nella sopravvivenza libera da progressione (PFS) del mieloma multiplo  Quando si utilizza il LBH589, un composto sperimentale (panobinostat), in combinazione con bortezomib  e desametasone rispetto al trattamento con lo stesso regime con placebo in pazienti con recidiva o recidivante e refrattario mieloma multiplo. I risultati di prova sono stati presentati in una sessione orale al 50 ° Meeting Annuale della American Society of Clinical Oncology (ASCO) a Chicago. Panobinostat è un farmaco orale che appartiene a una classe di farmaci chiamati istone deacetilasi (HDAC), che funzionano aumentando la produzione di proteine ​​che stimolano la divisione cellulare delle cellule e ne causano la morte lenta.
Gli studi preclinici hanno dimostrato che panobinostat anche in combinazione con Velcade uccide più efficacemente le cellule di mieloma rispetto ai singoli trattamenti.
"Quasi tutti i pazienti con mieloma multiplo recidivo e definitiva diventano resistenti al trattamento, così nuove terapie sono fondamentali per continuare a gestire la malattia e migliorare i risultati", hanno dichiarato Paul Richardson, MD, leader del programma clinico e Direttore della Ricerca Clinica e Jerome Lipper del Dana-Farber Cancer Institute. "Questi sono i primi risultati di Fase III per dimostrare i benefici clinici e fornire un significativo supporto scientifico all'aggiunta di LBH589 al trattamento a base di bortezomib per per i pazienti con recidiva".
Con LBH589 c'era una proroga di quattro mesi di PFS mediana (12 mesi rispetto a otto mesi del placebo). L'effetto di LBH589 è stato osservato in tutti i sottogruppi di pazienti (ad esempio per età o prima esposizione a bortezomib o terapia immunomodulante). I risultati  hanno mostrato che l'aggiunta di LBH589, un inibitore pan-deacetilasi (pan-DAC) a bortezomib e desametasone ha portato a un significativo aumento per risposte di qualità superiore rispetto alla terapia standard di cura da solo.
Gli effetti collaterali più comuni di grado 3/4 sonp trombocitopenia Were (67% contro 31% con placebo), linfopenia (53% contro 40% con placebo), neutropenia (35% vs 11% con placebo) e diarrea ( il 26% contro l'8% con placebo). Gli eventi avversi sono stati generalmente gestibili attraverso lcure di sostegno e riduzioni del dosaggio.
L’ inibitore pan-DAC, LBH589 potenzialmente fornisce un nuovo meccanismo d'azione per il trattamento del mieloma multiplo bloccando una classe di enzimi chiave di cellule di cancro, che porta a stress cellulari definitivi e alla morte delle cellule malate.
Nel mese di maggio, a LBH589 è stata concessa la revisione prioritaria da parte della Food and Drug Administration (FDA) riconoscendone i grandi progressi nelle terapie di trattamento [5].
"LBH589 è un forte esempio di come la nostra strategia di ricerca e sviluppo colpisca le vie principali in nuovi modi di cui possano beneficiare i pazienti", ha dichiarato Alessandro Riva, MD, Global Head di Novartis Oncology Sviluppo e Medical Affairs. "I dati di PANORAMA-1 mostrano che LBH589 aggiunta al trattamento standard di cura per i pazienti con recidiva o recidivante e refrattario mieloma multiplo offre un'opzione innovativa e un efficace trattamento".
Ulteriori dati dello studio clinico chiamato PANORAMA-1 saranno presentati nei prossimi congressi medici quest'anno, tra cui una presentazione orale al 19 ° Congresso dell'Associazione Europea di Ematologia (EHA), il 14 giugno a Milano.

Su PANORAMA-1
Il trial clinico PANORAMA-1 (panobinostat orale in mieloma multiplo) è uno studio di fase III, randomizzato  per valutare LBH589 in combinazione con bortezomib e desametasone contro bortezomib e desametasone da solo nei pazienti con recidiva o recidivo e refrattario mieloma multiplo che abbiano allito in almeno un trattamento precedente. Lo studio di 768 pazienti ha avuto luogo in 215 studi clinici località in tutto il mondo. L'endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da progressione (PFS). I dati per la sopravvivenza globale, la chiave  secondario dello studio, non sono ancora maturi. 

 LBH589
LBH589 è un potente orale pan-inibitore di classe I, II, IV. Funziona bloccando una classe fondamentale di enzimi cellulari tumorali,. Poiché è un composto sperimentale, l'accesso a questo composto sperimentale è disponibile solo attraverso studi clinici controllati con attenzione e monitorati. Questi studi sono stati progettati per comprendere meglio i potenziali benefici e i rischi del composto. A causa dell'incertezza dei test clinici, non vi è alcuna garanzia che LBH589 sarà mai disponibile in commercio in tutto il mondo. Non ci può essere garanzia che sarà approvati per la vendita sul mercato dove è stata presentata, o in un determinato momento. In particolare, la gestione delle aspettative quanto riguarda LBH589 potrebbero essere influenzati dalle incertezze inerenti alla ricerca e sviluppo, tra cui inattesi risultati di test clinici e ulteriori analisi dei dati clinici esistenti.

sabato 17 maggio 2014

Clamoroso: massiccia dose di virus del morbillo ha guarito una paziente di mieloma alla Mayo Clinic di Rochester

ROCHESTER - Stacy Erholtz si sottopone al trattamento

ROCHESTER (New York) - I ricercatori della Mayo Clinic hanno annunciato uno studio fondamentale in cui una massiccia dose di vaccino contro il morbillo , sufficiente per dieci milioni di persone , spazzato via incurabile cancro del sangue di una donna del Minnesota .

La Mayo Clinic ha condotto la sperimentazione clinica lo scorso anno utilizzando la virotherapy . Il metodo ha scoperto che il virus del morbillo spazzato via più chiamate tumorali di mieloma . Ricercatori hanno costruito il virus del morbillo ( MV - NIS ) in una singola dose endovenosa, rendendolo selettivamente tossico per le cellule tumorali .

Stacy Erholtz , 49 anni, di Pequot Lakes , era uno dei due pazienti nello studio che hanno ricevuto la dose lo scorso anno e dopo dieci anni con mieloma multiplo è andata in remissione completa della malattia.

"La mia situazione era che non avevo tutte le altre opzioni disponibili , quindi perché non avrei dovuto farlo? Avevo fallito tutti i trattamenti convenzionali per fare quella prova . Realmente accaduti nel marzo scorso - ha detto Erholtz - E 'stato il trattamento più semplice in assoluto , con pochissimi effetti collaterali . Spero che sia il futuro del trattamento del cancro per infusione . "


Dr. Steven Russell, un ematologo della Mayo Clinic , ha guidato lo studio e ha detto che la metodologia è stato precedentemente testato nei topi , ma mai sull'uomo fino ad ora.

"E ' una pietra miliare in proposito ", ha detto Russell . "Abbiamo saputo da qualche tempo che i virus agiscono come un vaccino. Se si inietta un virus in un tumore è possibile provocare il sistema immunitario a distruggere che il cancro e altri tumori . Questo è diverso, mette il virus nel sangue , che infetta e distrugge il cancro e quindi il sistema immunitario può avanzare e assorbire il residuo" .

Due pazienti con mieloma multiplo sono stati scelti perch immuno- compromessi e non può combattere il morbillo prima che abbia il tempo di attaccare il cancro . Entrambi avevano limitato precedente esposizione a morbillo e quindi un minor numero di anticorpi al virus , e sostanzialmente non avevano altre opzioni di trattamento . Dei due soggetti dello studio, Stacy ha raggiunto la remissione completa . All'altro paziente il cancro è tornato dopo nove mesi .

Il dottor Russell crede che sia ancora una pietra miliare medica e lui spera che la sua squadra possa un giorno trasformare questa ricerca in una cura. "E 'come un invito all'azione . Non è solo buona per il nostro virus . È buona per ogni  terapia del cancro . Sappiamo che questo può accadere ", ha detto il dottor Russell .

I ricercatori della Mayo stanno testando l'efficacia del virus del morbillo nel combattere il cancro delle ovaie, del cervello , i tumori testa e collo e il mesotelioma . Si stanno inoltre sviluppando altri virus che sembrano avere il potenziale di uccidere le cellule tumorali .

" Penso che sia semplicemente straordinario . Chi poteva mai pensarlo? " ha detto la Erholtz , che ritornerà il mese prossimo alla Mayo in giugno per un check-up .

La Mayo si muove immediatamente in una fase due studio clinico su più pazienti con l'obiettivo di arrivare alla approvazione della FDA entro quattro anni.
La Mayo Clinic di Rochester